giovedì 2 dicembre 2021

ATROSPARTUS MEDITERRANEUS NELLE ACQUE DI CASA!!!

 

La stella gorgone (Astrospartus mediterraneus) è un’echinoderma endemico del Mediterraneo. Si può considerare evolutivamente come un cugino di stelle marine, ricci di mare, oloturie, crinoidi ed ofiure, che sono altri appartenenti al raggruppamento (Phylum) degli echinodermi, ed infatti Astrospartus, ha una struttura base del corpo simile a quella di molti dei suoi cugini, soprattutto delle ofiure, di cui è Parente più stretto facendo parte della famiglia dei Gorgonocefali. Come le ofiure, è caratterizzato da un disco centrale, il vero e proprio corpo, con una bocca nella zona ventrale del disco e cinque tentacoli. I tentacoli, differentemente da altre ofiure mediterranee, sono a loro volta ramificati formando una rete inestricabile quando chiude i suoi tentacoli formando una specie di cestino, da cui probabilmente viene il nome inglese di basket star (stella cestino). Normalmente è difficile da osservare in immersione in quanto predilige zone profonde. Di solito si trova a profondità attorno ai 50-60 metri, molto spesso “arrampicato” su una gorgonia della quale probabilmente usa la struttura arborescente per elevarsi sora il substrato e guadagnare una posizione favorevole per catturare plancton e materia organica trasportate dalla corrente. Se ha un brevetto avanzato ed hai fatto un numero sufficiente di immersioni lo hai sicuramente incontrato e sarai stato affascinato dalla sua bellezza ed eleganza. Anche se non lo hai visto direttamente, ne avrai visto sicuramente qualche fotografia, in quanto è uno dei soggetti preferiti dai fotografi subacquei. Tipica “posa” del gorgonocefalo è una immagine presa dal basso, tentacoli aperti per imbrigliare la corrente, una sparata di flash ben dosata mette in risalto il suo colore bianco sopra una gorgonia rossa dietro un fondo nero, sicuro che lo hai visto. Quindi ricapitolando, il gorgonocefalo è bello, è famoso, non è molto comune ma nemmeno si può considerare una specie rara, vive solo nel Mediterraneo…e poi? Cosa si sa di lui? Beh, proviamo a chiedere agli scienziati…… silenzio…. Vi sembrerà strano ma per un motivo o per l’altro non ci sono molte pubblicazioni scientifiche su questa specie. Allora da bravi scienziati abbiamo fatto una ricerca bibliografica un po approfondita ed abbiamo trovato una prima descrizione del nostro Astrospartus nel 1554, quando un certo Rondelet lo chiama Stella arborescens. Nel 1733 il professor Linck lo chiama Astrophyton costosum, ma non è certo se questo ricercatore stia descrivendo il nostro gorgonocefalo mediterraneo o una specie indo-pacifica. Vi risparmio tutta la trafila di cambi d nome tra il 1733 ed il 1935, una serie di pubblicazioni in cui i vari scienziati descrivono questa specie sulla base di campioni recuperati in varie parti del Mediterraneo, ma si tratta di niente di più che di descrizioni tassonomiche che venivano fatte per ottenere inventari di specie.

Ho scelto la data del 1935 come spartiacque perché in quell’anno, il Professor Tortonese è tra i primi a chiamarlo con il nome con cui lo conosciamo oggi (Astrospartus mediterraneus), anche se la paternità del nome si fa risalire a Risso che nel 1816 aveva descritto per primo un esemplare di questa specie. Ma a parte sapere se chi tra Risso e Tortonese lo abbia nominato per primo, sapete da dove veniva l’esemplare su cui si è basata la descrizione tassonomica nel 1935? Dal museo di Genova, e nell’etichetta riporta che si tratta di un esemplare recuperato a Monterossoi.

Comunque, tra il 1935 ed il 1977 abbiamo una ventina di lavori in cui si descrive la specie recuperata in vari punti del Mediterraneo, sempre relativamente profondo (40-250 metri) e quasi sempre associato ad una gorgonia, più spesso la gorgonia rossa (Paramuricea clavata) ma a volte anche su gorgonia bianca (Eunicella sp) tra tutte le osservazioni solo poche riportano Astrospartus su una spugna ed a volte è stato anche osservato sulla roccia in posizione elevata. Poi abbiamo un silenzio radio per molti anni, non proprio silenzio totale: qualche segnalazione, qualche descrizione di esemplari trovati durante campagne

oceanografiche ma niente di sostanzioso. Astrospartus viene nominato in molti lavori ma nessuno va oltre la segnalazione geografica e batimetrica, e quasi tutti lo riportano associato ad una gorgonia…insomma pare che la bellissima stella gorgone sia stata snobbata dagli scienziati.

Cercando ancora più a fondo sono riuscito a trovare qualche riferimento ad Astrospartus nella letteratura grigia, che sarebbero le pubblicazioni non scientifiche come i rapporti delle valutazioni di impatto ambientale, i resoconti di dragaggi, le relazioni su monitoraggi o anche alcune tesi di master e presentazioni a congressi i cui dati poi non sono stati pubblicati, ma di questa letteratura grigia è difficile trovare i testi completi, si trovano a malapena i titoli e poco più. Poi una stella cometa, un bagliore improvviso, nel 2010 dei ricercatori tedeschi fanno uno studio genomico della Classe Ophiuroidea (le stelle serpente) ed includono degli esemplari di Astrospartus mediterraneus….che però ci informa soltanto sulle relazioni evolutive con gli altri appartenenti alla Classe Ophiuroidea.

Quindi facciamo il punto. Nel 1550 viene descritto per la prima volta in una pubblicazione scientifica e 460 anni dopo, nel 2010, tutto quello che sappiamo di lui è che è endemico del Mediterraneo (ma non e sicuro al 100% perché sembra che ci sia anche sulle coste del Portogallo), sappiamo che si trova più spesso tra i 50 ed i 200 metri di profondità, sappiamo che sta quasi esclusivamente sulle gorgonie e abbiamo una dettagliata conoscenza del suo genoma…ma non sappiamo cosa mangia, quando e quanto si riproduce e nemmeno sappiamo esattamente cosa ci fa sulle gorgonie. Possiamo ragionevolmente supporre che si nutra di materia organica e plankton e che usi le gorgonie per raggiungere una posizione elevata che gli permetta di sfruttare la corrente, ma non sappiamo per esempio che rapporto ha con la gorgonia che lo ospita: è un parassita? È un commensale? Fa parte di una simbiosi? E soprattutto mancano dati demografici: quanto cresce? Che età hanno gli esemplari che troviamo sulle gorgonie? Nessuno ci sa rispondere, anche se negli ultimi 10 anni qualcosa in piu si trova.


 

Nel 2019 uno studente algerino presenta uno studio effettuato su 25 esemplari di Astrospartus mediterraneaus ritrovati nelle acque algerine. Sono riuscito a trovare solo l’abstract di questo studio, quindi non credo che i dati siano stati pubblicati. Comunque, dall’abstract riesco a capire che gli esemplari sono stati recuperati tra gli 80 ed i 90 metri di profondità, sempre attaccati a Eunicella sp o Paramuricea clavata. Ma il dato piu interessante riguarda le dimensioni. Lo studio parla di dimensioni medie del diametro del disco centrale di 9.7 cm. Abbiamo quindi a che fare con esemplari piuttosto grandi, immaginatevi che si parla del disco centrale, senza contare l’estensione delle braccia: un diametro di quasi 10 cm è più o meno il diametro di un rotolo di scotch grande, o il diametro di una tazza MUG in cui prendiamo la tisana…se ci aggiungiamo tutte le braccia viene fuori una bella stellona. Ma non solo l’algerino, anche tutti gli altri studi che riportano il ritrovamento di esemplari o che raramente presentano foto, si riferiscono ad esemplari di dimensioni abbastanza grandi…. E i piccoli dove sono? Le possibilità sono due: o in questa specie la fase giovanile sta in qualche altro habitat, oppure crescono molto rapidamente… chissà.. ma è una domanda molto importante perché le fasi giovanili hanno un ruolo chiave nella dinamica di popolazione, pe capire cioè se una specie è in calo o in aumento, ed il tasso di crescita è essenziale nella comprensione della demografia di una specie.

Ma continuiamo a cercare. Sempre nel 2019 uno studio sulla presenza di Paramuricea macrospina (una gorgonia che si trova di solito sotto gli 80 metri di profondità) nell’arcipelago toscano riporta che al nostro amico Astrospartus piace anche questa gorgonia, sulla quale infatti viene spesso trovato ad alte profondità. E gli piace anche il corallo rosso, e questo posso dirvelo io che l’ho visto personalmente durante immersioni con corallari in Corsica nell’ambito di uno studio commissionato dalla FAO, ed è confermato da colleghi genovesi che nel 2017 hanno pubblicato un lavoro in cui riportano l’osservazione di un Astrospartus su una colonia di corallo rosso…anche in questo caso, come nel caso di quelli che ho visto io e di quelli trovati sulla Paramuricea macrospina, si tratta sempre di esemplari di grosse dimensioni, con un diametro del disco centrale di diversi centimetri.

A questo punto starete pensando: va bene, tutto questo è interessante, soprattutto la storia del genoma, ma perché ce lo state raccontando? Sarà mica una moss di marketing per promuovere un nuovo corso di ecologia marina?

Niente di tutto ciò!


 

La notizia è che adesso abbiamo la possibilità di svelare alcuni misteri su questa bellissima specie. Un recente ritrovamento di Astrospartus di piccolissime dimensioni è stato effettuato dalla squadra del Lorenzosub. Nel corso di una serie di seminari organizzati da Lorenzo Sub Fiumaretta (Sp) durante il periodo di confinamento, lo Staff ha cominciato ad interessarsi a diversi temi di ecologia. Tra gorgoniometri e stepping stone, una luce di interesse si è accesa nelle teste dello Staff, soprattutto nell’assistente biologo marino sul campo, Ingegner Kevin, il quale si è preso una vera e propria cotta per l’Atrospartus ed ha cominciato a sognarselo anche di notte…fino a che, gira che ti rigira dei bebè di Astrospartus sono stati trovati, proprio nelle nostre acque, forse i pronipoti dell’esemplare descritto dal professor Tortonese nel 1935. E’ scattata subito la collaborazione con il CNRS ed abbiamo messo a punto un piano di campionamento, ovviamente non distruttivo, per raccogliere informazioni preziose ed uniche sugli stadi giovanili di questa specie. Seguendo rigorosi protocolli scientifici, si stanno misurando i tassi di crescita ed il comportamento dei bebè Astrospartus ed è anche partita una campagna di monitoraggio per verificare l’eventuale presenza di altri esemplari. E’ solo l’inizio ma promette bene.

Stay Tuned

Lorenzo Dott. Bramanti 

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