sabato 7 marzo 2009

ARO: TERZA PARTE

Ciao a tutti,
Terza e ultima parte relativa all'ARO!
Come si prepara questo "coso"?!

Dunque, la preparazione non è molto diversa da quella di un Rebreather, ci sono meno cose anzi da controllare.
Come primo punto, controllate e/o ricaricate la bombola dell'ossigeno. Lorenzo effettua questa delicata operazione per travaso da uno o più bomboloni da 50 litri. Esistono altri sistemi per caricare ad ossigeno, i compressori adatti a questo gas costano quanto un appartamento in via del corso a Milano, sennò abbiamo anche dei Booster per ossigeno (funzionano ad aria compressa e sono relativamente semplici, tuttavia costano tanto anche questi)!
L'operazione di caricamento della bombola DEVE essere effettuata con cura, l'ossigeno (purtroppo) richiede una maggiore attenzione perchè ha la cattiva abitudine di esplodere in determinate condizioni. Ovviamente non è un evento così frequente, tuttavia non bisogna mai "abbassare la guardia".
Quando si parla di "Pulizia ad ossigeno", non significa che le parti che vengono a contatto col gas devono essere semplicemente lavate o strofinate con uno straccio, si tratta di un'operazione che va effettuata con la massima cura. L'ossigeno in pressione va trattato con molto riguardo, addirittura materiali come l'acciaio inox potrebbero diventare combustibili in presenza di ossigeno ad alta pressione e temperatura.
La pulizia ad ossigeno quindi non prevede solo un trattamento con solventi particolari, è necessario anche maneggiare i pezzi con i guanti perchè anche il semplice "grasso" presente sulle dita prodotto dalla pelle diventa combustibile (Lorenzo li ha per questo motivo, non perchè non vuole sporcarsi le mani o per giocare ai dottori!). I laboratori più attrezzati, tra le dotazioni standard hanno anche la lampada a ultravioletti che consente di vedere subito se sono presenti "ditate" sui pezzi appena puliti.
Tutte le guarnizioni devono essere fatte di "viton" o altro materiale ossigeno-compatibile e sono ovviamente più costose di quelle normali, MAI e poi MAI bisogna lubrificare le parti con un grasso che non sia prodotto apposta per il servizio a ossigeno!!!!!!!!!!!!! (i grassi normali sono spesso a base di silicone, quelli per ossigeno sono a base di PTFE, più noto come TEFLON). (Se Lorenzo vi stà antipatico e volete fargli un dispetto, rubategli il cassetto in cui tiene gli O-ring per ossigeno, vi inseguirà con un fucile subacqueo)!
Ok, torniamo a noi, anche il travaso da una bombola in pressione è un'operazione che va effettuata con cura (sempre per mettere di mezzo Lorenzo, non vuole gente vicino alla zona di ricarica non perchè gli siamo antipatici, ma perchè conosce il problema).
Dicevo che il semplice travaso va effettuato con precise regole, prima di tutto si collega la bombola, poi si apre la bombola da caricare (LENTAMENTE), quando le pressioni sono equilibrate, si apre il bombolone di travaso (anch'esso molto lentamente). Tutto ciò per evitare che un riscaldamento "adiabatico" possa provocare l'accensione del gas (non so che vuol dire "adiabatico", ma mi hanno detto che ci stà bene nel discorso questa parola!).
La procedura di caricamento DEVE essere molto lenta!! (non è una ripetizione involontaria, mi sono riletto quanto ho scritto, è per ribadire il concetto!)
Dopo tutto ciò si chiudono le bombole, si esaurisce il circuito e la nostra bombola è carica.
Piccola nota: generalmente le bombole degli ARO sono piccole, da 1 litro a massimo 2 litri, anche se le carichiamo a 150 bar, abbiamo ossigeno sufficiente per 3 giorni!
Vi ricordate (spero) che il consumo di ossigeno non varia con la pressione esterna ma solo col lavoro, in media un consumo di 1 litro al minuto (per una tranquilla e moderata attività fisica) è considerato accettabile, da ciò possiamo dedurre che, avendo una bombola da 1,5 litri caricata a 150 bar = 225 litri, abbiamo una autonomia (teorica) di 225 minuti.
OK, abbiamo caricato la bombola, adesso carichiamo la capsula di calce, non ho al momento sottomano le foto, ma ci sono nel post precedente e quindi non credo che ve ne sia bisogno vero?
Caricare la calce è un'operazione semplice e talvolta noiosa, per questo motivo è necessario concentrarsi e farla bene.
Molti dicono che non sarebbe necessario setacciare l'assorbente prima di metterlo nella capsula, purtroppo però anche i contenitori sigillati, a forza di spostamenti, sballottamenti, urti eccetera, tendono a far "sbriciolare" qualche granello di calce, quindi un pò di polvere c'è sempre. Io la setaccio e quando lo faccio vedo sempre un pò di pulviscolo che esce, se non lo facessi me lo respirerei.
La calce non va mai pressata, bisogna "assestarla" con qualche - delicato - colpetto col palmo della mano sul bordo esterno della capsula, osservando il livello.
E' importante anche non lasciarla libera di muoversi per due motivi: il primo è che potrebbe "canalizzare" (ovvero si potrebbero creare dei canali vuoti, dove ovviamente il gas passa più facilmente e non viene di conseguenza filtrato), il secondo è che urtandosi i granelli producono polvere che ci respiriamo.
Riempite la capsula fino al bordo, non lasciate mai anche un solo centimetro libero dal materiale, ricordate che poi si assesta. (spesso poi, le capsule degli ARO non hanno delle molle come quelle dei rebreathers, quindi va posta maggiore attenzione quando si prepara un ARO).
Esistono parecchi tipi di calce sodata (o materiale assorbente, come volete chiamarlo) non sono in grado di dire quale sia migliore, l'unica cosa che mi sento di affermare senza timore di essere smentito, è che non bisogna mai "tirare" la calce, ovvero non bisogna cercare di sfruttarla al massimo. Se la calce è stata già usata, non rischiate, cambiatela!
Se poi - ma questo lo sapete - la calce si bagna, buttatela via e non fatela mai asciugare. Altra avvertenza che pochi conoscono, se la calce congela, perde le sue caratteristiche anche se riportata a temperature accettabili.
OK, adesso assembliamo l'apparecchio:
- colleghiamo la bombola con BY-Pass alla frusta che va al sacco polmone;
- inseriamo la capsula nel sacco polmone;
- riposizioniamo il tappo con l'attacco del corrugato (vedasi post precedente);
- controlliamo il corretto assemblaggio;
- controlliamo il corretto assemblaggio (non è una ripetizione, bisogna farlo bene!!)
Adesso il nostro apparecchio è carico, prima di usarlo, facciamo alcune semplici prove per verificarne il corretto funzionamento.
- apriamo la bombola e verifichiamo che il bypass funzioni (che eroghi ossigeno al sacco, si avverte a orecchio);
- proviamo alcuni atti respiratori per verificare che non vi sia intasamento dovuto alla calce troppo schiacciata o ad altri motivi;
- verifichiamo il corretto funzionamento del rubinetto sul boccaglio;
A questo punto, a bocca o con il by-pass, gonfiamo il nostro sacco come un palloncino (senza esagerare, ricordatevi che non ha una valvola di sovrappressione) chiudiamo il rubinetto e immergiamo il nostro apparecchio in una bacinella o in acqua di mare. Se notiamo delle bollicine che escono da qualche parte, controllate bene, spesso una piccola fuoriuscita di gas significa un ingresso di acqua!
Passato anche questo test, chiudiamo la bombola, esauriamo il sacco al massimo e lasciamo il nostro apparecchio per qualche minuto all'asciutto. Se dopo questo tempo il sacco si è gonfiato da solo, probabilmente vi è una piccola perdita dal by-pass nel sacco o un ingresso di aria dall'esterno, anche qui verificate di nuovo. Un piccolo ingresso di gas dal by-pass al sacco non inficia l'efficienza dell'apparecchio, ma può disturbare l'assetto.

Ok, è tutto a posto, adesso che faccio?
Ora possiamo indossare l'apparecchio avendo cura di non posizionarlo troppo alto o troppo basso, verificate la mobilità della testa senza arrivare a tirare il corrugato (in questo caso è troppo basso) e verificate di non sbattere il mento se abbassate la testa (in questo caso è troppo alto!).
Prima di immergersi, bisogna effettuare la manovra PIU' IMPORTANTE di tutte, IL LAVAGGIO DEL SACCO!
Poichè dobbiamo avere la ragionevole certezza di respirare ossigeno puro, se mettiamo in bocca il boccaglio e iniziamo a respirare, avremo una certa percentuale di azoto presente nel circuito, per eliminarlo (...o quantomeno ridurlo il più possibile) dobbiamo fare il "lavaggio"!
PRIMA di immergerci, inspiriamo dal sacco polmone fino a collassarlo, espiriamo col naso o con la manovra del rubinetto, e riempiamo nuovamente il sacco agendo sul by-pass.
Questa operazione va effettuata per 3 volte, senza mai respirare dall'esterno e senza togliersi il boccaglio dalla bocca. Per sicurezza tale manovra va effettuata fuori dall'acqua e magari con la maschera indossata (per evitare di inspirare involontariamente dal naso).
Se qualcuno dovesse, ad esempio, chiedervi che ore sono e voi vi levate il boccaglio, dovete ripetere la manovra, sempre per evitare che vi sia anche una piccolissima percentuale di azoto.
... oppure non gli rispondete, decidete voi!
Ma insomma, abbiamo finito o no?
Si, possiamo tuffarci, effettuiamo il solito controllo con il nostro collega di immersione e possiamo spingerci verso i profondi e tetri abissi, ben oltre i 100 metri di profondità!!!!
(adesso mi merito uno sputo!) Sapete tutti che con l'Ossigeno puro non bisogna eccedere una PPO2 di 1,6, che guarda caso troviamo a 6 metri!
QUINDI MAI SUPERARE IL LIMITE MASSIMO DI 6 METRI!!!!

Immergersi con l'ARO è un'esperienza particolare, non c'è alcun rumore, avvicinate i pesci come non mai! Avendo la schiena libera, potete muovervi in modo molto più comodo, provare per credere!

OK, credo di aver detto tutto, spero di non avervi annoiato e sappiate che se volete provare questo apparecchio, compatibilmente con il tempo libero, sono a disposizione!!
Ciao a tutti
Andrea

N.B.: alcune parti del testo sono state gentilmente concesse dal sito http://www.rebreathers.eu

1 commento:

  1. Almeno qui è tutta farina del mio sacco, giuro!

    Ciao a tutti
    Andrea

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